PRIMAVERA 2020
MASSA - SAN MINIATO
MASSA - SAN MINIATO

1° giorno: visita alla città di Massa
22 aprile per il primo gruppo e 29 aprile per il secondo gruppo
Forse meno conosciuta di quanto meriterebbe, Massa è un’antica città in cui ancora si respira l’atmosfera medievale. Situata in una conca naturale incastonata tra le Alpi Apuane la città, le cui origini risalgono all’882, è uno scrigno in cui perdersi tra gioielli di arte e di architettura.
Tra le cose da non perdere nel centro della città ci sono certamente l’imponente Palazzo Ducale (o Palazzo Rosso) di Piazza degli Aranci, notevole poi il Museo Diocesano - ospitato nel “Palazzino dei Cadetti” - costruito alla fine del Cinquecento da Alberico I Cybo Malaspina. Qui si possono ammirare opere che rappresentano la storia artistica e religiosa della città, tra cui il trittico di Bernardino del Castelletto, il tesoro della Cattedrale, e altre espressioni di devozione popolare opera di artisti come Jacopo della Quercia, Felice Palma, Agostino Ghirlanda e Domenico Fiasella.
Imperdibile è poi la Cattedrale dei Santissimi Pietro e Francesco, costruita per volontà del marchese Jacopo Malaspina nella metà del XV secolo. Per gli amanti dell’architettura moderna e contemporanea può valere la pena di visitare la chiesa di San Sebastiano e il Teatro Guglielmi, costruito nel 1880 per sostituire il piccolo teatro di corte divenuto ormai troppo piccolo. La visita può continuare con la più antica Chiesa della Misericordia, che eretta nel 1629 è rimasta praticamente intatta.
Ma visitare Massa non significa limitarsi ad ammirarne il centro storico: sono molte le perle del territorio da scoprire. A partire dal Castello Malaspina, un vero e proprio fortilizio dal quale si gode uno dei più bei panorami sulla città, sulle Apuane e sulla riviera; notevole infine il Museo Etnologico delle Apuane, originariamente costituitosi da una collezione di materiali sulla civiltà agricola-pastorale lunigianese, il museo, gradualmente ingranditosi nel corso degli anni, oggi raccoglie più di diecimila pezzi sulla vita e sulle tradizioni popolari della Lunigiana, della Garfagnana e della Versilia.
Cena, pernottamento e colazione: Ostello Palazzo Nizza
Pranzo al sacco per la tappa successiva da acquistare presso gli esercizi commerciali del posto.
22 aprile per il primo gruppo e 29 aprile per il secondo gruppo
Forse meno conosciuta di quanto meriterebbe, Massa è un’antica città in cui ancora si respira l’atmosfera medievale. Situata in una conca naturale incastonata tra le Alpi Apuane la città, le cui origini risalgono all’882, è uno scrigno in cui perdersi tra gioielli di arte e di architettura.
Tra le cose da non perdere nel centro della città ci sono certamente l’imponente Palazzo Ducale (o Palazzo Rosso) di Piazza degli Aranci, notevole poi il Museo Diocesano - ospitato nel “Palazzino dei Cadetti” - costruito alla fine del Cinquecento da Alberico I Cybo Malaspina. Qui si possono ammirare opere che rappresentano la storia artistica e religiosa della città, tra cui il trittico di Bernardino del Castelletto, il tesoro della Cattedrale, e altre espressioni di devozione popolare opera di artisti come Jacopo della Quercia, Felice Palma, Agostino Ghirlanda e Domenico Fiasella.
Imperdibile è poi la Cattedrale dei Santissimi Pietro e Francesco, costruita per volontà del marchese Jacopo Malaspina nella metà del XV secolo. Per gli amanti dell’architettura moderna e contemporanea può valere la pena di visitare la chiesa di San Sebastiano e il Teatro Guglielmi, costruito nel 1880 per sostituire il piccolo teatro di corte divenuto ormai troppo piccolo. La visita può continuare con la più antica Chiesa della Misericordia, che eretta nel 1629 è rimasta praticamente intatta.
Ma visitare Massa non significa limitarsi ad ammirarne il centro storico: sono molte le perle del territorio da scoprire. A partire dal Castello Malaspina, un vero e proprio fortilizio dal quale si gode uno dei più bei panorami sulla città, sulle Apuane e sulla riviera; notevole infine il Museo Etnologico delle Apuane, originariamente costituitosi da una collezione di materiali sulla civiltà agricola-pastorale lunigianese, il museo, gradualmente ingranditosi nel corso degli anni, oggi raccoglie più di diecimila pezzi sulla vita e sulle tradizioni popolari della Lunigiana, della Garfagnana e della Versilia.
Cena, pernottamento e colazione: Ostello Palazzo Nizza
Pranzo al sacco per la tappa successiva da acquistare presso gli esercizi commerciali del posto.

2° giorno: 1 tappa da Massa a Camaiore
23 aprile per il primo gruppo e 30 aprile per il secondo gruppo
Lunghezza del percorso: Km 26 dislivello in salita: 470 m
Quota Massima: m 240 s.l.m.
Ore di cammino: circa 7 senza contare le soste
Il territorio di Camaiore si adagia dalle Apuane meridionali fino alla costa tirrenica, in un susseguirsi di dolci rilievi collinari. La prima presenza umana risale a circa 40.000 anni fa, quando gruppi di uomini preistorici neanderthaliani, dediti alla caccia e alla raccolta, si fermarono alla Buca del Tasso e alla Grotta all’Onda, importanti siti archeologici che rappresentano oggi le testimonianze più importanti del passaggio di queste genti. Fu poi la volta degli uomini Sapiens Sapiens, nostri progenitori, le cui tracce sono venute alla luce in alcune grotte poste a ridosso della dorsale apuana. Si tratta in particolare di sepolture collettive databili all’età del rame (circa 5000 anni fa) in grotte calcaree.
Successivamente gli Etruschi poi i Liguri Apuani e infine i Romani abitarono il territorio di Camaiore contribuendo, questi ultimi, a bonificare la pianura di Capezzano, dove sorse l’importante fattoria dell’Acquarella, fulcro delle attività agricole versiliesi. Nell’altomedioevo si formarono, sulle prominenti e protette alture di Camaiore, i primi villaggi, oggi ameni e ridenti borghi a cui si contrapposero munite fortificazioni poste in posizioni altamente strategiche. Intorno al 1225 il Comune di Lucca, dopo aver conquistato tutto il territorio versiliese, ampliò il primitivo borgo di Camaiore, posto sull’importante via francigena o romea a poca distanza dall’importante abbazia di San Pietro citata nell’anno 761, e già nota per aver ospitato intorno al 990 Sigerico, arcivescovo di Canterbury, in occasione del suo viaggio a Roma. Il nuovo centro, costruito con precise regole urbanistiche, coevo e simile a quello di Pietrasanta, a partire dal 1255 accolse le popolazioni dei castelli conquistati, costrette a trasferirvisi.
L'itinerario
Si sale verso Castello Aghinolfi per imboccare una strada panoramica, che va percorsa con cautela a causa del traffico.
La tappa prosegue per Pietrasanta, "la piccola Atene d'Italia", patria adottiva di artisti provenienti da tutto il mondo. Subito dopo Pietrasanta possiamo visitare l'antica Pieve di S. Giovanni, e proseguire in saliscendi tra le colline lucchesi fino al centro storico di Camaiore e all'antica Badia.
Discreta la disponibilità di acqua, punti di ristoro a Montignoso, Strettoia e Pietrasanta.
Pernottamento e colazione presso: Locanda Le Monache
Cena libera
Pranzo al sacco per la tappa successiva da acquistare presso gli esercizi commerciali del posto.
23 aprile per il primo gruppo e 30 aprile per il secondo gruppo
Lunghezza del percorso: Km 26 dislivello in salita: 470 m
Quota Massima: m 240 s.l.m.
Ore di cammino: circa 7 senza contare le soste
Il territorio di Camaiore si adagia dalle Apuane meridionali fino alla costa tirrenica, in un susseguirsi di dolci rilievi collinari. La prima presenza umana risale a circa 40.000 anni fa, quando gruppi di uomini preistorici neanderthaliani, dediti alla caccia e alla raccolta, si fermarono alla Buca del Tasso e alla Grotta all’Onda, importanti siti archeologici che rappresentano oggi le testimonianze più importanti del passaggio di queste genti. Fu poi la volta degli uomini Sapiens Sapiens, nostri progenitori, le cui tracce sono venute alla luce in alcune grotte poste a ridosso della dorsale apuana. Si tratta in particolare di sepolture collettive databili all’età del rame (circa 5000 anni fa) in grotte calcaree.
Successivamente gli Etruschi poi i Liguri Apuani e infine i Romani abitarono il territorio di Camaiore contribuendo, questi ultimi, a bonificare la pianura di Capezzano, dove sorse l’importante fattoria dell’Acquarella, fulcro delle attività agricole versiliesi. Nell’altomedioevo si formarono, sulle prominenti e protette alture di Camaiore, i primi villaggi, oggi ameni e ridenti borghi a cui si contrapposero munite fortificazioni poste in posizioni altamente strategiche. Intorno al 1225 il Comune di Lucca, dopo aver conquistato tutto il territorio versiliese, ampliò il primitivo borgo di Camaiore, posto sull’importante via francigena o romea a poca distanza dall’importante abbazia di San Pietro citata nell’anno 761, e già nota per aver ospitato intorno al 990 Sigerico, arcivescovo di Canterbury, in occasione del suo viaggio a Roma. Il nuovo centro, costruito con precise regole urbanistiche, coevo e simile a quello di Pietrasanta, a partire dal 1255 accolse le popolazioni dei castelli conquistati, costrette a trasferirvisi.
L'itinerario
Si sale verso Castello Aghinolfi per imboccare una strada panoramica, che va percorsa con cautela a causa del traffico.
La tappa prosegue per Pietrasanta, "la piccola Atene d'Italia", patria adottiva di artisti provenienti da tutto il mondo. Subito dopo Pietrasanta possiamo visitare l'antica Pieve di S. Giovanni, e proseguire in saliscendi tra le colline lucchesi fino al centro storico di Camaiore e all'antica Badia.
Discreta la disponibilità di acqua, punti di ristoro a Montignoso, Strettoia e Pietrasanta.
Pernottamento e colazione presso: Locanda Le Monache
Cena libera
Pranzo al sacco per la tappa successiva da acquistare presso gli esercizi commerciali del posto.

3° giorno: 2 tappa da Camaiore a Lucca
24 aprile per il primo gruppo e 1 maggio per il secondo gruppo
Lunghezza del percorso: Km 24 dislivello in salita: 350 m
Quota Massima: m 220 s.l.m.
Ore di cammino: circa 6,30 senza contare le soste
La storia della città affonda le sue origini nei popoli liguri o, forse, in quella degli etruschi. Di certo, il suo primo, vero sviluppo ebbe inizio in epoca romana (180 a.C.), come la costruzione dell’antico nucleo della città stessa testimonia: sono, infatti, ancora ben visibili il cardo (via Fillungo-via Cenami) e il decumano (via S. Paolino-via Roma-via S. Croce), ovvero gli assi lungo i quali si espanse l’insediamento romano, con il suo foro (l’attuale S. Michele) e l’anfiteatro. Sempre in questo periodo fu realizzata la prima cinta muraria.
Lucca rappresentava un centro tanto importante per l’Impero Romano che, nel 55 a.C., vi si incontrarono gli attori del primo triunvirato, Caio Giulio Cesare, Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso.
A partire dal 400, Lucca venne occupata prima dagli Ostrogoti, poi dai Bizantini, quindi dai Longobardi, sotto i quali divenne, nel giro di pochi decenni, uno dei centri più importanti del regno, anche grazie al Volto Santo, che portava in città moltissimi pellegrini in viaggio verso Roma, lungo la via Francigena, collegamento tra Roma stessa e Canterbury.
Nel 773, la città entrò a far parte dell’Impero Carolingio. Lucca non solo conservò una posizione di rilevanza nell’impero, ma riuscì anche a dare il via a un periodo di grande crescita, in buona parte fondata sull’economia legata alla produzione della seta.
Nel Medioevo, l’antica colonia romana divenne uno dei centri più importanti in Italia, tanto da rivaleggiare con Firenze, battuta dall’armata lucchese capitanata dal nobile condottiero Castruccio Castracani degli Antelminelli.
Con la morte di Castruccio, però, si aprì un periodo di grande confuzione politica in città, tanto che Lucca, nel 1343, passò sotto il controllo di Pisa, dalla quale si liberò solo nel 1372, grazie all’aiuto dell’Imperatore Carlo IV di Boemia.
Dopo una breve parentesi repubblicana, la città divenne di nuovo un ducato, sotto Paolo Guinigi (marito di Ilaria dal Carretto). Nella seconda metà del Quattrocento, retta da un nuovo governo repubblicano, Lucca riuscì a rilanciarsi a livello europeo, grazie al commercio e all’attività dei suoi abili banchieri. Tra il 1400 e il 1500 la città cambiò il suo volto, abbattendo le torri medievali e costruendo la cinta muraria che tutt’oggi la caratterizza.
Lucca visse in pace e rimase una repubblica fino al 1799, anno in cui la città venne invasa dalle truppe napoleoniche. Il condottiero francese, però, le concesse lo stato di Repubblica, fino al 1805, quando la trasformò in un principato costituzionale, governato dalla sorella dell'imperatore, Elisa Baciocchi e da suo marito Felice Baciocchi.
Nel 1815 dopo il congresso di Vienna Lucca passò sotto il controllo di Maria Luisa di Borbone.
Il 1847 fu un anno storico per Lucca: Carlo Ludovico di Borbone, figlio di Maria Luisa, firmò l'annessione della città al gran ducato di Toscana, facendole perdere la secolare indipendenza.
Durante la seconda metà dell’Ottocento, Lucca godette di un favorevole periodo di sviluppo economico, grazie soprattutto alle sue produzioni tessi e all’industria della carta.
Nel Novecento, la città proseguì sulla via dello sviluppo, fino alla Seconda Guerra Mondiale. Lucca venne risparmiata dai bombardamenti ma, con il fronte a pochi chilometri di distanza (Linea Gotica), assistette a violente rappresaglie ed episodio violenti, come la tristemente nota Strage di Sant’Anna di Stazzema.
La capacità imprenditoriale e il naso per gli affari dei lucchesi fecero sì che la città si riprendesse velocemente dalla guerra e Lucca fu in grado di sviluppare nuovo interesse, non solo in campo economico, ma anche in quelli legati alla tradizione, alla cultura e al turismo.
l'itinerario
Da Camaiore saliamo verso Monte Magno. Da qui percorriamo la SP1, a tratti molto pericolosa per il traffico veicolare.
Risaliti a Piazzano scendiamo nella valle del torrente Contesola e, attraversato il Serchio a Ponte San Pietro, raggiungiamo Lucca.
Discreta la disponibilità di acqua, punti di ristoro a Monte Magno, Valpromaro, San Macario in Piano.
Cena, pernottamento e prima colazione presso Hotel Bernardino
Pranzo al sacco per la tappa successiva da acquistare presso gli esercizi commerciali del posto.
24 aprile per il primo gruppo e 1 maggio per il secondo gruppo
Lunghezza del percorso: Km 24 dislivello in salita: 350 m
Quota Massima: m 220 s.l.m.
Ore di cammino: circa 6,30 senza contare le soste
La storia della città affonda le sue origini nei popoli liguri o, forse, in quella degli etruschi. Di certo, il suo primo, vero sviluppo ebbe inizio in epoca romana (180 a.C.), come la costruzione dell’antico nucleo della città stessa testimonia: sono, infatti, ancora ben visibili il cardo (via Fillungo-via Cenami) e il decumano (via S. Paolino-via Roma-via S. Croce), ovvero gli assi lungo i quali si espanse l’insediamento romano, con il suo foro (l’attuale S. Michele) e l’anfiteatro. Sempre in questo periodo fu realizzata la prima cinta muraria.
Lucca rappresentava un centro tanto importante per l’Impero Romano che, nel 55 a.C., vi si incontrarono gli attori del primo triunvirato, Caio Giulio Cesare, Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso.
A partire dal 400, Lucca venne occupata prima dagli Ostrogoti, poi dai Bizantini, quindi dai Longobardi, sotto i quali divenne, nel giro di pochi decenni, uno dei centri più importanti del regno, anche grazie al Volto Santo, che portava in città moltissimi pellegrini in viaggio verso Roma, lungo la via Francigena, collegamento tra Roma stessa e Canterbury.
Nel 773, la città entrò a far parte dell’Impero Carolingio. Lucca non solo conservò una posizione di rilevanza nell’impero, ma riuscì anche a dare il via a un periodo di grande crescita, in buona parte fondata sull’economia legata alla produzione della seta.
Nel Medioevo, l’antica colonia romana divenne uno dei centri più importanti in Italia, tanto da rivaleggiare con Firenze, battuta dall’armata lucchese capitanata dal nobile condottiero Castruccio Castracani degli Antelminelli.
Con la morte di Castruccio, però, si aprì un periodo di grande confuzione politica in città, tanto che Lucca, nel 1343, passò sotto il controllo di Pisa, dalla quale si liberò solo nel 1372, grazie all’aiuto dell’Imperatore Carlo IV di Boemia.
Dopo una breve parentesi repubblicana, la città divenne di nuovo un ducato, sotto Paolo Guinigi (marito di Ilaria dal Carretto). Nella seconda metà del Quattrocento, retta da un nuovo governo repubblicano, Lucca riuscì a rilanciarsi a livello europeo, grazie al commercio e all’attività dei suoi abili banchieri. Tra il 1400 e il 1500 la città cambiò il suo volto, abbattendo le torri medievali e costruendo la cinta muraria che tutt’oggi la caratterizza.
Lucca visse in pace e rimase una repubblica fino al 1799, anno in cui la città venne invasa dalle truppe napoleoniche. Il condottiero francese, però, le concesse lo stato di Repubblica, fino al 1805, quando la trasformò in un principato costituzionale, governato dalla sorella dell'imperatore, Elisa Baciocchi e da suo marito Felice Baciocchi.
Nel 1815 dopo il congresso di Vienna Lucca passò sotto il controllo di Maria Luisa di Borbone.
Il 1847 fu un anno storico per Lucca: Carlo Ludovico di Borbone, figlio di Maria Luisa, firmò l'annessione della città al gran ducato di Toscana, facendole perdere la secolare indipendenza.
Durante la seconda metà dell’Ottocento, Lucca godette di un favorevole periodo di sviluppo economico, grazie soprattutto alle sue produzioni tessi e all’industria della carta.
Nel Novecento, la città proseguì sulla via dello sviluppo, fino alla Seconda Guerra Mondiale. Lucca venne risparmiata dai bombardamenti ma, con il fronte a pochi chilometri di distanza (Linea Gotica), assistette a violente rappresaglie ed episodio violenti, come la tristemente nota Strage di Sant’Anna di Stazzema.
La capacità imprenditoriale e il naso per gli affari dei lucchesi fecero sì che la città si riprendesse velocemente dalla guerra e Lucca fu in grado di sviluppare nuovo interesse, non solo in campo economico, ma anche in quelli legati alla tradizione, alla cultura e al turismo.
l'itinerario
Da Camaiore saliamo verso Monte Magno. Da qui percorriamo la SP1, a tratti molto pericolosa per il traffico veicolare.
Risaliti a Piazzano scendiamo nella valle del torrente Contesola e, attraversato il Serchio a Ponte San Pietro, raggiungiamo Lucca.
Discreta la disponibilità di acqua, punti di ristoro a Monte Magno, Valpromaro, San Macario in Piano.
Cena, pernottamento e prima colazione presso Hotel Bernardino
Pranzo al sacco per la tappa successiva da acquistare presso gli esercizi commerciali del posto.

4° giorno: 3 tappa da Lucca ad Altopascio
25 aprile per il primo gruppo e 02 maggio per il secondo gruppo
Lunghezza del percorso: Km 19,00 dislivello in salita: 50 m
Quota Massima: m 55 s.l.m.
Ore di cammino: 5,00 escluse le soste
Altopascio, centro noto da secoli a tutti i pellegrini che percorrono la via Francigena – qui accolti da sempre – è un piccolo centro famoso anche come "città del pane", capace di mantenere l’antica tradizione cerealicola tramandata nel corso dei secoli. Il centro storico conserva opere di notevole valore artistico, come la chiesa dedicata a San Jacopo, edificata nel 1100, il periodo di maggior splendore per l’Ordine degli Ospitalieri. La facciata è caratterizzata dalla parte in basso in pietra liscia mentre quella in alto si presenta a strisce orizzontali in marmo bianco e verde.
La storia di Altopascio e dei frati Ospitalieri del Tau ha conosciuto il massimo splendore proprio nella prima metà del XIII secolo. Ma come e perché divenne così importante, in questa fetta di terra toscana a cavallo tra Lucca, Pisa e Firenze, l'ordine dei Cavalieri del Tau? Ancora non si conosce con esattezza l''anno di fondazione dell''ordine, di certo si può affermare che l''ospedale già esisteva nel 1084, ipotizzandone la nascita tra il 1073 ed il 1081.
L'ordine di Altopascio prese come proprio simbolo il segno del "Tau". Tale lettera greca evocava, in primo luogo, la caratteristica forma del bardone dei pellegrini, ma, al tempo stesso, si caricava anche di altri contenuti simbolici, quali, ad esempio, il richiamo alla croce. Il 5 aprile 1239 fu concessa ai frati del Tau da papa Gregorio IX la Regola dei frati di S. Giovanni di Gerusalemme, i cosiddetti Gerosolimitani, quasi a suggellare il periodo più florido dell''attività dell''ordine ospitaliero.
l'itinerario
Tappa pianeggiante dove l'interesse maggiore è rappresentato dai numerosi edifici storici e religiosi che s'incontrano lungo il percorso: la cinta muraria e l'anfiteatro di Lucca, la Pieve di Capannori, la Badia di Pozzeveri, la chiesa di S. Jacopo e il centro storico di Altopascio.
Prestare attenzione nel percorrere un tratto di strada in località Corte Ginori e ai numerosi attraversamenti delle provinciali che incontriamo lungo la tappa.
Fuori dai centri abitati è non è possibile rifornirsi d'acqua.
Cena, pernottamento e colazione presso l'Hotel Cavalieri del Tau
Pranzo al sacco per la tappa successiva da acquistare presso gli esercizi commerciali del posto.
25 aprile per il primo gruppo e 02 maggio per il secondo gruppo
Lunghezza del percorso: Km 19,00 dislivello in salita: 50 m
Quota Massima: m 55 s.l.m.
Ore di cammino: 5,00 escluse le soste
Altopascio, centro noto da secoli a tutti i pellegrini che percorrono la via Francigena – qui accolti da sempre – è un piccolo centro famoso anche come "città del pane", capace di mantenere l’antica tradizione cerealicola tramandata nel corso dei secoli. Il centro storico conserva opere di notevole valore artistico, come la chiesa dedicata a San Jacopo, edificata nel 1100, il periodo di maggior splendore per l’Ordine degli Ospitalieri. La facciata è caratterizzata dalla parte in basso in pietra liscia mentre quella in alto si presenta a strisce orizzontali in marmo bianco e verde.
La storia di Altopascio e dei frati Ospitalieri del Tau ha conosciuto il massimo splendore proprio nella prima metà del XIII secolo. Ma come e perché divenne così importante, in questa fetta di terra toscana a cavallo tra Lucca, Pisa e Firenze, l'ordine dei Cavalieri del Tau? Ancora non si conosce con esattezza l''anno di fondazione dell''ordine, di certo si può affermare che l''ospedale già esisteva nel 1084, ipotizzandone la nascita tra il 1073 ed il 1081.
L'ordine di Altopascio prese come proprio simbolo il segno del "Tau". Tale lettera greca evocava, in primo luogo, la caratteristica forma del bardone dei pellegrini, ma, al tempo stesso, si caricava anche di altri contenuti simbolici, quali, ad esempio, il richiamo alla croce. Il 5 aprile 1239 fu concessa ai frati del Tau da papa Gregorio IX la Regola dei frati di S. Giovanni di Gerusalemme, i cosiddetti Gerosolimitani, quasi a suggellare il periodo più florido dell''attività dell''ordine ospitaliero.
l'itinerario
Tappa pianeggiante dove l'interesse maggiore è rappresentato dai numerosi edifici storici e religiosi che s'incontrano lungo il percorso: la cinta muraria e l'anfiteatro di Lucca, la Pieve di Capannori, la Badia di Pozzeveri, la chiesa di S. Jacopo e il centro storico di Altopascio.
Prestare attenzione nel percorrere un tratto di strada in località Corte Ginori e ai numerosi attraversamenti delle provinciali che incontriamo lungo la tappa.
Fuori dai centri abitati è non è possibile rifornirsi d'acqua.
Cena, pernottamento e colazione presso l'Hotel Cavalieri del Tau
Pranzo al sacco per la tappa successiva da acquistare presso gli esercizi commerciali del posto.

5° giorno: 4 tappa da Altopascio a San Miniato
26 aprile per il primo gruppo e 03 maggio per il secondo gruppo
Lunghezza del percorso: Km 29,8 dislivello in salita: 300 m
Quota massima: m 170 s.l.m.
Ore di cammino: circa 7,30 escluse le soste
San Miniato è caratterizzata dall’essere una delle tappe segnate da Sigerico nel suo viaggio di ritorno a Canterbury, divenendo così una delle storiche stazioni della via Francigena.
Chi giunge a San Miniato per la prima volta, non può che rimanere incantato da tutto ciò che lo circonda. Le origini di questo borgo posizionato su un colle, risalgono all’epoca etrusco-romana. Negli anni a venire l’imperatore Ottone I, nell’anno 962, fece costruire il castello dove vi soggiornarono anche Federico Barbarossa e Papa Gregorio V. Il nome della cittadina, fondata nel secolo VIII dai longobardi, venne sin dalla sua fondazione legata al nome di Miniato martire.
Nel borgo si innalza la Rocca di Federico II come aggiunta e completamento del castello, dove tra il 1217 e il 1221 venne costruita la torre di San Miniato, divenuta il simbolo del paese. La Cattedrale risale al 1200 con la singolare decorazione della facciata che è composta da dischi di ceramica che riproducono la disposizione delle stelle nelle costellazioni dell’orsa Maggiore e Minore. Molto importante è il Convento di San Francesco che, secondo la tradizione, fu donato dai nobili del luogo a San Francesco di Assisi mentre soggiornava nella Abbazia di Santa Gonda.
Notevole poi, tra le diverse architetture religiose che caratterizzano il paese, la Chiesa di Santo Stefano e San Michele, sorta nel XII secolo su una cappella privata della famiglia Mangiatori, e all’interno della quale si conserva un crocifisso ligneo di Pietro Cavallini (XV secolo) e degli affreschi che raffigurano i quattro Evangelisti di Domenico Brogi, oltre a delle belle vetrate a mosaico e agli affreschi di Dilvo Lotti. Come detto, la cittadina di San Miniato è ricca di chiese e palazzi che vale la pena visitare, tra cui la Chiesa del Santissimo Crocifisso, quella detta del Loretino, la Chiesa della Santissima Annunziata, quella di San Iacopo e Santa Lucia, il Convento di San Domenico e infine il Palazzo Vescovile.
l'itinerario
Nella parte iniziale della tappa percorriamo uno splendido tratto selciato dell'antica Via Francigena.
Superiamo la zona delle Cerbaie, selvaggia e deserta, per poi dirigerci verso Ponte a Cappiano, dove all'interno dell'antico ponte mediceo è stato ricavato un ostello. Da qui attraversiamo un’antica palude ora bonificata, e risaliamo verso l'interessante centro storico di Fucecchio. Superato l’Arno, ne percorriamo l’argine verso San Miniato.
Acqua e punti di ristoro a Chimenti, Galleno, Ponte a Cappiano e Fucecchio.
Rientro a Tortona con pullman GT, partenza da San Miniato nel tardo pomeriggio.
26 aprile per il primo gruppo e 03 maggio per il secondo gruppo
Lunghezza del percorso: Km 29,8 dislivello in salita: 300 m
Quota massima: m 170 s.l.m.
Ore di cammino: circa 7,30 escluse le soste
San Miniato è caratterizzata dall’essere una delle tappe segnate da Sigerico nel suo viaggio di ritorno a Canterbury, divenendo così una delle storiche stazioni della via Francigena.
Chi giunge a San Miniato per la prima volta, non può che rimanere incantato da tutto ciò che lo circonda. Le origini di questo borgo posizionato su un colle, risalgono all’epoca etrusco-romana. Negli anni a venire l’imperatore Ottone I, nell’anno 962, fece costruire il castello dove vi soggiornarono anche Federico Barbarossa e Papa Gregorio V. Il nome della cittadina, fondata nel secolo VIII dai longobardi, venne sin dalla sua fondazione legata al nome di Miniato martire.
Nel borgo si innalza la Rocca di Federico II come aggiunta e completamento del castello, dove tra il 1217 e il 1221 venne costruita la torre di San Miniato, divenuta il simbolo del paese. La Cattedrale risale al 1200 con la singolare decorazione della facciata che è composta da dischi di ceramica che riproducono la disposizione delle stelle nelle costellazioni dell’orsa Maggiore e Minore. Molto importante è il Convento di San Francesco che, secondo la tradizione, fu donato dai nobili del luogo a San Francesco di Assisi mentre soggiornava nella Abbazia di Santa Gonda.
Notevole poi, tra le diverse architetture religiose che caratterizzano il paese, la Chiesa di Santo Stefano e San Michele, sorta nel XII secolo su una cappella privata della famiglia Mangiatori, e all’interno della quale si conserva un crocifisso ligneo di Pietro Cavallini (XV secolo) e degli affreschi che raffigurano i quattro Evangelisti di Domenico Brogi, oltre a delle belle vetrate a mosaico e agli affreschi di Dilvo Lotti. Come detto, la cittadina di San Miniato è ricca di chiese e palazzi che vale la pena visitare, tra cui la Chiesa del Santissimo Crocifisso, quella detta del Loretino, la Chiesa della Santissima Annunziata, quella di San Iacopo e Santa Lucia, il Convento di San Domenico e infine il Palazzo Vescovile.
l'itinerario
Nella parte iniziale della tappa percorriamo uno splendido tratto selciato dell'antica Via Francigena.
Superiamo la zona delle Cerbaie, selvaggia e deserta, per poi dirigerci verso Ponte a Cappiano, dove all'interno dell'antico ponte mediceo è stato ricavato un ostello. Da qui attraversiamo un’antica palude ora bonificata, e risaliamo verso l'interessante centro storico di Fucecchio. Superato l’Arno, ne percorriamo l’argine verso San Miniato.
Acqua e punti di ristoro a Chimenti, Galleno, Ponte a Cappiano e Fucecchio.
Rientro a Tortona con pullman GT, partenza da San Miniato nel tardo pomeriggio.